Non si può pensare di racchiudere in qualche riga e pochi concetti un volume di formato grande, di oltre 300 pagine e scritto in caratteri abbastanza fitti, interamente dedicato all’analisi di un solo fenomeno quale è Il Poltergeist. Per farlo, sarebbero necessarie doti di sintesi e capacità espressive che sono ben lontano dal possedere: per questo ci rinuncio subito, non provando neppure a passare in rassegna l’indice elencando le ripartizioni e le prospettive nelle quali si è posto l’autore per analizzare questa manifestazione parapsicologica e proporre le sue personali letture del fenomeno. Mi limiterò invece questa volta (chissà, in futuro potrei voler tornare sull’argomento) a segnalare soltanto due punti.
Il primo è la semplice constatazione che un testo piuttosto impegnativo è stato nuovamente pubblicato in Italia da un autore italiano. Senza voler togliere niente a nessuno, direi che è la prima volta che ciò càpita da molto tempo a questa parte. Se ci guardiamo indietro troviamo diversi volumi, anche interessanti, che le reti della distribuzione libraria includono nel settore “parapsicologia esoterismo spiritualità”; ma ne troviamo assai pochi che potremmo definire a tema prettamente parapsicologico. (Un altro a cui tengo particolarmente è il testo Psicocinesi. La mente domina la materia di Louisa Rhine, pubblicato nel 2014 da Golem Libri in italiano a cura di Roberto De Angelis. È un’ottima rassegna sulla psicocinesi sperimentale fino alla fine degli anni Settanta del Novecento, aggiornato con un apposito capitolo che De Angelis ha voluto affidarmi.)
Il secondo punto sul quale vorrei richiamare l’attenzione è la posizione privilegiata nella quale l’autore, Pier Luigi Aiazzi, pone gli aspetti giocosi, bizzarri e tutt’altro che drammatici di quelle manifestazioni. Nei primi casi conosciuti, risalenti a pochi secoli fa, i poltergeist consistevano essenzialmente in sorprese e scherzi giocati ad avvenenti fanciulle al fine di attirare la loro attenzione e magari spingerle a concedere le loro grazie. Molti di quelli avvenuti tra Ottocento e primo Novecento hanno conservato lo stesso carattere. E ancora in alcuni di quelli che accadono ai nostri giorni si riconosce un tratto di infantile spensieratezza decisamente in contrasto con le seriose ipotesi interpretative avanzate nei più diversi contesti psicologici, parapsicologici, spiritualisti e religiosi.

Aiazzi fa di questo elemento il grimaldello per entrare in una dimensione – quella del fenomeno come atto di comunicazione – che gli è cara e sulla quale ha già pubblicato qualcosa. Qui elabora meglio gli aspetti teorici di questa visione, appoggiandosi a un’estesa letteratura specialistica che afferisce alla filosofia, alla linguistica, alla psicodinamica, e ricorrendo talvolta al classico espediente stilistico di far dialogare tra loro i sostenitori di diverse scuole interpretative. Il risultato è una proposta globalmente interessante e tutta da meditare. Un libro dai molti tratti originali, che sarebbe azzardato liquidare alla leggera.
Grazie per la segnalazione Massimo, lo acquisterò volentieri, anche perchè come anche tu hai accennato sono poche le opere sull’argomento tradotte in italiano e ancor meno autori italiani che si sono occupati dell’argomento.
In passato ho letto con entusiasmo la monografia di William Roll (un pò datata, ma sempre interessante) e Guy Lion Playfair, in lingua originale, sul caso di Enfield; leggerò volentieri anche questo.
Lorenzo.
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