1 Sperimentare in parapsicologiaMa la parapsicologia, cioè lo studio più o meno attento, rigoroso, continuativo dei fenomeni anomali della psiche, potrà mai servire a qualcosa di pratico e utile alla vita quotidiana? o servire a qualcuno che non sia la persona stessa che effettua lo studio?

Nel secolo scorso la risposta più comune che circolava nell’opinione pubblica, ma data perfino da vari parapsicologi italiani con i quali mi è capitato di parlare, era un chiaro e deciso: no. L’indagine parapsicologica era vista più che altro come un esercizio intellettuale, come una missione per dimostrare la sopravvivenza dell’anima, come una crociata per abbattere la scienza materialista, come un impegno per portare “la dimensione spirituale” dentro il mondo della scienza, e altre banalità del genere, ma niente che avesse a che fare con applicazioni concrete di precisa utilità. Nel secolo presente alcune di quelle finalità della ricerca vengono considerate ancora valide e a quel repertorio ne sono state aggiunte altre che, a differenza delle precedenti, stanno snaturando completamente il lavoro in questo settore. E mi riferisco qui soprattutto agli studi “parapsicologici” sulla coscienza (analisi di tracciati elettroencefalografici e di altri parametri fisiologici, e modelli teorici basati sulla fisica quantistica), che paiono ora talmente importanti da essere proposti come rappresentativi di questo intero settore di ricerca. Non c’è bisogno di addentrarsi troppo in questi studi per capire che anche questa linea di indagine non ha, né può avere, grandi implicazioni pratiche, quanto meno nell’immediato.

Invece, a ben guardare, una potenziale utilità pratica la parapsicologia potrebbe averla, hanno sostenuto alcuni ricercatori attivi nel settore, e nelle sue linee generali tutto ciò sembra alquanto condivisibile, anche se occorre fare la tara su alcune posizioni espresse con un po’ troppo entusiasmo e forse acriticamente.

Knowing the unknowableDamien Broderick, un giornalista australiano esperto di fantascienza sulla quale ha scritto decine di volumi, in una pubblicazione recente dedicata alla parapsicologia sperimentale ha suggerito tra i campi di applicazione di questa disciplina: predire attacchi terroristici, entrare in contatto con politici (?) sequestrati e tenuti in isolamento, scoprire giacimenti sotterranei di minerali e altre sostanze. Da tempo Paul Smith, un ex militare che si dedica ora a ricerche di “chiaroveggenza viaggiante”, va invece dicendo che si potrebbero applicare le diverse modalità sperimentali per obiettivi quali: la ricerca di resti archeologici o di persone scomparse, il profitto economico derivante dal giocare in borsa puntando sui titoli migliori “scelti” con la precognizione, l’individuazione di corsi d’acqua sotterranei, la collaborazione con i servizi segreti e via dicendo.

Dr_Carlos_AlvaradoDiversi anni fa Carlos S. Alvarado, uno dei più attivi parapsicologi degli Stati Uniti, e Caroline Watt, alla cattedra di parapsicologia all’università di Edimburgo, hanno indicato alcuni campi della psicologia (transliminalità, studio di caratteristiche della personalità, metodologie di studio…) che hanno tratto beneficio dalle indagini parapsicologiche. Mentre Gerd Hövelmann, parapsicologo tedesco, intravede la maggiore utilità della parapsicologia contemporanea nell’apporto alle discipline psicologiche di nuove proposte concettuali. Nel campo dell’assistenza medica, già trent’anni fa Sybo Schouten, al laboratorio di parapsicologia dell’università di Utrecht, e Piero Cassoli, medico, propugnavano l’indagine parapsicologica per controllare ed eventualmente gestire le attività dei “guaritori” o “pranoterapeuti”. E infine un gruppo piuttosto consistente di autori di indagini parapsicologiche, comprendente anche Giovanni Iannuzzo, lo stesso Hövelmann, Renaud Evrard in Francia, Wim Kramer, in Olanda (e di recente anch’io), ha evidenziato come la conoscenza dei temi e dei campi di indagine parapsicologici può rivelarsi utile per psicoterapeuti e psichiatri in casi di disagio o disturbo del pensiero o del comportamento connessi a condizioni ed esperienze “anomale”.

Treatise of parapsychologyAlla domanda sull’utilità della parapsicologia si potrebbe dunque rispondere oggi in termini senz’altro affermativi, ma che ciò possa indurre a promuovere iniziative professionali e a concedere finanziamenti in questa direzione sembra quanto meno prematuro. Purtroppo non si sbaglia di molto, pensando che i “decisori” nel campo della politica e dell’amministrazione sono ancora tutt’altro che pronti ad affrontare un tema che appare “innovativo”.

9 pensieri riguardo “A che serve la parapsicologia

  1. 4 episodi, solo 4 in un panorama che potrebbe essere assai più esteso, ma non c’è -qui- né spazio né tempo, sono quelli che più mi hanno impressionato e ritengo siano più che sufficienti per convincere chiunque abbia ancora dei dubbi sull’unica possibile risposta al quesito posto dall’articolo:
    – progetto “STARGATE”(C.I.A.) U.S.A. anni ’70-’80 con le più o meno recenti “mezze” ammissioni del Dott. Russell Targ.
    – la carriera ultramilionaria post-sperimentale di Geller, al servizio di compagnie petrolifere che, evidentemente, pensavano di non aver sistema migliore per scoprire possibili nuovi giacimenti
    – liberazione del generale NATO Dozier, rapito dalle B.R. (a questo collegherei anche -ma è meglio di no- le rivelazioni di importanti personaggi politici su presunte sedute spiritiche atte a scoprire il covo dove venne segregato A. Moro)
    – Gerard Croiset e tutti i casi polizieschi olandesi da lui risolti, interpellato specificatamente per le sue … “capacità”
    leggende metropolitane ?
    fandonie ?
    fantasie speculative di sedicenti scienziati ?
    ridicolaggini ?
    io sarei davvero interessato ad avere un Suo Autorevole parere, su questi e magari su altro, ma sempre inerente al tema e glielo chiedo sinceramente anche se, con molto dispiacere, non lo nego, leggo che determinate pulsioni nel tentativo di rendere la Scienza più VERA ! di partire (perché no ?) proprio da lì per tentare una autentica e ritengo NECESSARIA RIVOLUZIONE Culturale, vengono considerate solo “,,,banalità …”.
    Mi spiace molto doverglielo dire, ma non posso farne a meno e spero tanto di farlo continuando ad essere sì “controcorrente” ma corretto ed educato (come mi ha riconosciuto recentemente) :
    per me la banalità autentica sta, piuttosto, nell’atteggiamento “sbruffonesco” di un tal esimio professore (S.G.) che in una recente seguitissima trasmissione TV, posto di fronte ad un caso certo e documentato di guarigione ottenuta con metodi cosiddetti …”alternativi” meglio non è riuscito a ribattere, in difesa della sua tanto cara “medicina ufficilae”, che con una battuta di pessimo gusto del tipo: “… beh ! a volte si guarisce per sbaglio ..” (con tanti cari saluti a chi ha sofferto nella vita e che adesso, non certo per merito suo, sta meglio). io voglio limitarmi a definire questa come banalità, ma vorrei dire altro se non fosse che ci tengo alla mia libertà personale.
    cari saluti.
    P.S.
    vorrei anche dire che questo sito mi intriga clamorosamente, complimenti sinceri.

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    1. Solo poche righe, per non appesantire la discussione. (1) Non so chi sia il professore che lei indica con le iniziali S.G. (anche se ho un sospetto), per cui non do ora un giudizio specifico sulla persona e su quel che ha detto, anche se tenderei a condividere quel che lei ci racconta qui. Voglio solo approfittare dell’occasione per puntualizzare una cosa su quel che di solito viene definito “Scienza” (con l’iniziale maiuscola). Vorrei cioè dire che poiché la scienza (= le scienze) non è né una Chiesa né uno Stato, e non ha quindi un unico “capo” di riferimento, non è mai corretto identificare le posizioni più o meno infelici di singole persone con la “voce ufficiale” della scienza. La scienza non ha nessuna “voce ufficiale”, per cui le opinioni dei signori S.G. o X.Y. o chiunque altro, valgono (o non valgono niente) solo come opinioni di S.G., X.Y. o altro. (2) Ancora in merito al caso S.G. per come lei ce lo racconta, vorrei far notare che anche questo signore, come molti altri dentro e fuori la medicina, la politica, la sociologia etc., quando succede qualcosa di buono come la guarigione di un paziente invece di rallegrarsi si dispiacciono e dimostrano contrarietà solo perché quell’evento può contraddire i loro pregiudizi e i loro calcoli. Non c’è bisogno – credo – di sottolineare la miseria morale di un simile atteggiamento. (3) Tre degli esempi che lei riporta (Geller, caso Dozier, Croiset), pur MOLTO interessanti in sé, non corrispondono in pieno a quel che veniva affermato nel post, ma sono soltanto episodi nei quali qualcuno ha cercato di “utilizzare” le asserite capacità anomale di qualche “sensitivo” o assimilato. Io parlavo invece della possibilità di applicare le conoscenze derivate dagli “studi parapsicologici”, cioè dagli esperimenti, dalle osservazioni, dai controlli effettuati sulle manifestazioni parapsicologiche. La differenza si può afferrare meglio, considerando che per “sensitivi” si intende (almeno teoricamente) persone che posseggono determinate capacità anomale; per “parapsicologi” si intende un certo numero di studiosi esperti del settore, ma privi di ogni capacità personale di tipo anomalo. In effetti, volevo mettere in discussione non i “sensitivi”, ma proprio i “parapsicologi”, o meglio, la fatica che bisognerebbe fare per diventare buoni parapsicologi: ebbene, merita farla, quella fatica?

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  2. Mi riallaccio al discorso di Massimo B. che scrive:
    “….gli studi “parapsicologici” sulla coscienza (analisi di tracciati elettroencefalografici e di altri parametri fisiologici, e modelli teorici basati sulla fisica quantistica), che paiono ora talmente importanti da essere proposti come rappresentativi di questo intero settore di ricerca. Non c’è bisogno di addentrarsi troppo in questi studi per capire che anche questa linea di indagine non ha, né può avere, grandi implicazioni pratiche, quanto meno nell’immediato.”
    Io In un certo senso faccio parte di coloro che portano avanti concretamente questi studi , principalmente legati all’analisi dell’ EEG in relazione alla Telepatia e anche a certi stati modificati di coscienza come la OBE (Out-of-body-experience). Questo grazie ad un piccolo gruppo di persone che hanno iniziato negli ultimi due anni un insperato lavoro di collaborazione fra di loro , che partendo dal dissolto gruppo “Il Laboratorio” di Marabini, ha visto molti membri del citato gruppo confluire in “Evanlab” (diretto da L. Pederzoli) e con la decisiva presenza del prof. P. Tressoldi (Univ. Padova) e del sottoscritto presso AISM (una storica associaz. di parapsicologia. di Milano).
    Nel corso degli ultimi due anni sono gia’ stati pubblicati molti articoli di ricerca su diverse riviste scientifiche internazionali, da parte di questi ricercatori italiani. Il tutto superando durissime e lunghe selezioni ed obiezioni dei referees di tali riviste.
    Ma ne e’ valsa la pena. Io credo che questa linea di ricerca, che lega lo studio dei fenomeni psi alla Coscienza, alla attivita’ cerebrale (EEG, RMN) e alla Fisica Quantistica sia niente altro che il necessario ed inevitabile sviluppo del problema centrale: cosa e’ la Coscienza? come si manifesta? che proprieta’ possiede? Problema che coinvolge anche i fondamenti della MQ.
    Stabilire che la Coscienza ha proprieta’ non-locali (telepatia, per esempio) e’ di grande importanza scientifica, e concorre a comprendere che cosa sia e cosa non sia..
    Quanto alle applicazioni pratiche, penso ci saranno grandi sorprese, entro due anni. ….sono in gestazione. Da sempre le applicazioni pratiche importanti nascono quando si sono fatti progressi sostanziali nella comprensione di un fenomeno. Anche se talvolta prima ci sono state le applicazioni e poi la comprensione….ma i veri progressi sono figli della comprensione.

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    1. Grazie, William, del tuo commento. Come è ormai chiaro, io sono piuttosto “freddo” sulle ricerche del genere da te (e altri) portato avanti: non perché non le consideri rilevanti in assoluto, ma perché mi appaiono del tutto incidentali e poco produttive per la parapsicologia. Potrebbero forse dire qualcosa di più sulla coscienza in sé, però ci sarebbe da discutere molto su cosa intendiamo per “coscienza” e non voglio addentrarmi qui in un discorso complesso che meriterebbe ben altro approfondimento; mentre è certo che non ci danno nessuna informazione sulle cause o sulle dinamiche delle “esperienze anomale “. Men che mai, ne vedo un’applicazione pratica, nel senso di un utilizzo proficuo per qualche scopo… anche se sono certamente curioso di sapere di più su ciò che tu adombri.
      La tua nota ci permette comunque di focalizzare meglio uno dei motivi del lento, lentissimo procedere della parapsicologia: il fatto che validi ricercatori iniziano a occuparsi di temi parapsicologici e poi finiscono per dedicarsi ad altro, come gli stati modificati di coscienza, la coscienza in sé, la fisica quantistica, la “medicina” non scientifica, la psicologia dei sogni, e così via. Attenzione: non sto affermando che questo sia un male in sé; dico solo che quelle sono attività che non hanno niente a che fare con l’indagine parapsicologica.

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  3. Ora che il sito si è arricchito di un ricercatore della qualità del Dott. Giroldini,mi faccio volentieri da parte (sono solo un appassionato del settore, nulla di più, purtroppo) ho sempre seguito e condiviso i suoi (oggi purtroppo rari) interventi tramite, tra l’altro, la mia affiliazione all’AISM.
    Prima però vorrei chiedervi un aggiornamento su ciò che si deve intendere oggigiorno per Ricerca Parapsicologica e su ciò che invece, può sembrarla ma in definitiva non lo è (o non lo è più, se preferite) ma sopratutto come la si deve praticare e mi piacerebbe che su questa questione potessero intervenire, in questa sede, anche altri personaggi illustri del settore (Cozzi, Giovetti, Severi, Bersani,Di Grazia e chiedo scusa a quelli che sto dimenticando)
    Grazie dell’attenzione,
    Saluti a tutti.

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  4. riferendomi all’utilità della parapsicologia, voglio solo fare due considerazioni a commento di ciò ce scrive Massimo: 1) a mio avviso, a parte in campi marginali rispetto ad essa come alcuni aspetti della medicina alternativa (inclusa pranoterapia), è ancora largamente prematuro dire se essa può realmente servire a qualcosa, anche se c’è qualche stiracchiato indizio (pensiamo nel passato a Croiset); naturalmente dico “prematuro non impossibile a priori);
    2) circa il fatto che alcuni parapsicologi abbiano sostenuto che i fenomeni paranormali (son sempre tentato di dire “cosiddetti…”) non offrano tanto applicazioni pratiche quanto psicologiche (o, in senso più largo, spirituali) o quantomeno che possano rappresentare qualcosa di significativo nell’esistenza di chi li sperimenta in prima persona, beh, su questo sarei meno drastico nel rifiutare questa posizione di quanto non sia Massimo, anche se non ne sono personalmente convinto. E’ meglio non dare giudizi troppo drastici perché in realtà non ne sappiamo nulla, e non dobbiamo neanche lasciarci traportare dalle proprie idiosincrasie, del tutto soggettive.
    Ferdinando Bersani

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    1. Ecco un’altra circostanza nella quale emergono posizioni molto distanti: e contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questo mi fa molto piacere, perché ogni eventuale “tentativo” di progresso in questo campo (come, d’altronde, in qualunque altro settore) non può che scaturire solo dalla presa d’atto che la pensiamo in maniera diversa.
      Dunque: tu dici che la parapsicologia non ha (almeno per ora) applicazioni pratiche; io sostengo invece che ne ha già alcune e potrebbe averne altre in futuro. Secondo me, l’uso che delle competenze parapsicologiche fanno già oggi gli psicologi clinici nel rispondere alle richieste di aiuto/intervento di persone con disagi causati da esperienze anomale (che qualcuno ancora chiama “paranormali”); il ricorso ai parapsicologi in quanto periti del tribunale, in molte cause giudiziarie, in tutta Europa e nel Nord-America (solo nel 2015 ci sono stati almeno 17 processi negli Usa in cui sono stati interpellati dei parapsicologi); l’affidamento ai parapsicologi di compiti particolari in operazioni di intelligence nei contesti di guerra e altre operazioni militari nelle aree del Mediterraneo a noi vicine; dovrebbero già dire qualcosa – indipendentemente dai risultati conseguiti – sull’atteggiamento di fiducia sulle potenzialità di un’applicazione pratica della parapsicologia. E sto parlando di cose che succedono ai nostri giorni, non di vecchie storie di un secolo fa, o di cose accadute trenta o quarant’anni fa nel corso della guerra fredda, tra gli entusiasmi della New Age e via dicendo. Inoltre, si potrebbero anche citare (ma qui davvero andiamo un po’ più indietro nel tempo) gli studi sui “guaritori psichici”, sulla ricerca di corsi d’acqua mediante la rabdomanzia, sui poltergeist nell’ambito dei trattamenti psicoterapeutici di singoli o di famiglie, e qualcos’altro del genere.
      Attenzione, non sto parlando (come forse hai pensato leggendo il post, dell’applicazione dei fenomeni anomali (“paranormali”), ma proprio dell’applicazione DEGLI STUDI su quei fenomeni. A proposito dei quali – e qui vengo alla tua seconda osservazione – contesto radicalmente la tua affermazione che non ne sappiamo niente. Non è vero: ne sappiamo già un bel po’, e non sono certo io a dovertelo ricordare: tu sei una delle persone che ne sa di più, tra noi.
      Infine, trovo un po’ buffo che nel sollecitarmi a non dare giudizi drastici, ricorri a un’affermazione assolutamente drastica. In ogni caso: e perché mai non dovremmo essere drastici? Dovremmo forse aver paura o vergognarci di esprimere un’opinione che può apparire sicura (non drastica: ma solo sicura di sé), se ce l’abbiamo e non per partito preso, ma a seguito di un po’ (eufemistico) di studio e di riflessione? E comunque, se pure fossero idiosincrasie, che male c’è a lasciarsene trasportare? Lo fanno tutti, mi pare… Francamente, non penso che le mie supposte idiosincrasie siano tanto peggiori di altre che sopportiamo molto pazientemente…

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    2. Concedetemi, Vi prego, di ringraziare personalmente il Dott. Bersani per aver deciso di rispondere all’appello del Dott. Biondi (e in parte anche mio) utilizzando parte del proprio tempo a consegnarci il Suo indispensabile contributo (chi conosce la storia della PPS, non solo italiana, non potrà che essere d’accordo con me).
      In particolare vorrei chiedere spiegazioni sull’ultimo pensiero espresso riferendosi ad idiosincrasie. Onestamente non ho capito (limite tutto mio, senz’altro) a cosa o a chi si riferisse ma vorrei essere “libero” di poter far notare che non ricordo nessun (cosiddetto) Parapsicologo, dalla fine dell’ottocento ad oggi, che abbia mai contestato che… come dire… ad esempio… 2 + 2 faccia 4 o, che sò, che la molecola dell’acqua sia H2O; Chissà perché, invece, ricordo molto bene che quasi tutti i matematici e/o i chimici e quant’altri come loro hanno deciso di inchinarsi davanti a sua maestà la scienza ufficiale (cosiddetta) non ci pensano due volte a contestare tutti e tutto ciò che “esce dal coro”!
      Ribadisco, non credo di aver capito bene una parte del pensiero del Dott. Bersani, ma capisco molto bene chi dovrebbe preoccuparsi seriamente delle proprie idiosincrasie.
      Chiedo scusa per essermi ancora una volta “intromesso”, non sono né Dottore né Parapsicologo (nel senso stretto) ma Vi ringrazio per avere creato cmq una sorta d spazio dove spero /credo posso liberamente esprimermi senza essere obbligato (visto che non posso) a dare un qualsivoglia contributo.
      Saluti.

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