Partito alla fine degli anni ’930 da una posizione di adesione piena alla parapsicologia dell’epoca – condurre indagini scientifiche sui fenomeni “paranormali”, molti dei quali si potevano ormai dare per dimostrati – Ernesto de Martino modificò progressivamente le sue convinzioni, elaborando una teoria interpretativa degli eventi “magici” incentrata sulla sola prospettiva antropologica. In occasione di un convegno internazionale a Royaumont, in Francia, nel 1956 si trovò tuttavia a difendere le istanze della parapsicologia in contrapposizione a quanto sostenuto in quella stessa occasione da Mircea Eliade, convinto che per uno storico non ha importanza sapere se alla diffusione dell’idea, o dell’affermazione sociale di un certo evento corrisponde un evento reale con quelle caratteristiche oppure no. In breve, per Eliade a contare è essenzialmente la presenza culturale e simbolica di determinate convinzioni; per de Martino capire se una specifica credenza corrisponde o meno a un evento oggettivo è importante per attribuirle il giusto valore e capirne l’origine.
Date simili premesse, è singolare scoprire che nello stesso periodo in cui difendeva in quel modo la causa della parapsicologia, de Martino si stava già smarcando notevolmente da quelle posizioni, anche se avrebbe continuato a frequentare gli ambienti parapsicologici e i parapsicologi italiani ancora per anni, fino a poco prima della morte, nel 1965. In una conferenza tenuta nel 1957, il cui testo fu pubblicato quell’anno nel numero di settembre-ottobre della rivista Luce e Ombra, lo studioso ribadì l’utilità di un’indagine parapsicologica negli stessi ambienti contadini lucani ove aveva svolto precedenti esplorazioni etnografiche, data la possibilità di trovarvi tracce evidenti e numerose dei fenomeni “paranormali”. Nell’argomentare questa tesi, tuttavia, sembrò dimostrare esattamente l’opposto, in quanto fornì tutti esempi di vicende che con i fenomeni parapsicologici non avevano niente a che fare.
Da principio richiamò i casi di oggetti che “scompaiono” o che vengono ritrovati spostati dalla loro posizione usuale, o di capi di abbigliamento danneggiati (la gonna tagliuzzata di una ragazza) e vicende del genere (bambini piccoli fermi in bilico in situazioni rischiose), la cui genesi è tradizionalmente attribuita alle azioni dei “monacelli”, spiritelli domestici specializzati nel far dispetti e inquietare gli abitanti di una casa. Nell’illustrare questi casi de Martino notava, e dava per scontato, che la spiegazione più ovvia fosse la dissociazione delle persone coinvolte dai fatti, che in stato di incoscienza agiscono in una maniera ben comprensibile con un’attenta interpretazione psicologica. Non si vede dunque qui quale spazio e giustificazione potrebbe avere un’indagine parapsicologica.

Successivamente l’antropologo segnalava una strana esperienza osservata nel corso dei suoi viaggi nell’Italia meridionale, la cosiddetta “messa dei morti”, sintetizzata nel seguente modo. «Al mattino la contadina esce per andare al lavoro, vede la chiesa aperta e illuminata, entra, non riconosce le persone che assistono alla messa e che le sembrano strane; c’è qualcosa che non va, il prete che dice la messa con le spalle voltate all’altare e tanti altri piccoli segni le indicano che non si tratta di una messa normale. La contadina esce dalla chiesa, o anche riceve da qualcuno che è in chiesa l’avvertimento: “non è messa per te, è la messa dei morti; esci, è pericoloso di star qui”; allora scappa… Essa torna a casa spaventata – e vi torna materialmente, perché tutta questa scena ha alcuni aspetti che si svolgono realmente –; si mette a letto, e soffre di “freddo e febbre” per tre giorni». Cosa possa esserci di parapsicologicamente interessante in un contesto del genere de Martino non dice. Così come non spiega il riferimento al “lamento funebre” come possibile tema di ricerca parapsicologica. Sembra invece tornare più vicino al suo proposito iniziale quando richiama l’attenzione sulla “iettatura”, a proposito della quale si limita però a citare una «curiosa esperienza» personale, che si guarda bene dal commentare.
Nessuna indicazione concreta, insomma, di reali possibilità di imbattersi in eventi parapsicologici nel mondo contadino dell’Italia meridionale, ma solo il suggerimento che lì possano nascondersi eventi incomprensibili secondo i parametri scientifici correnti. Una simile apertura teorica non sembra tuttavia casuale, dato che nello stesso periodo della conferenza de Martino ricevette un generoso finanziamento dalla Parapsychological Foundation per compiere la sua esplorazione nell’Italia meridionale sui guaritori e la loro clientela.
Good to see comments about de Martino.
He deserves to be discussed in English as well.
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Yes, I think so, too. In the past few years a lot of articles and papers have been published on de Martino and the “evolution” of his ideas, and some “personal memories” are now online in the web. It is difficult to collect all of this for a global review. However, there is still work to do regarding his involvement in parapsychology (and politics, too).
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Se avesse la possibilità e la cortesia di mettere un breve riassunto in italiano le sarei estremamente grato.
Scambi di opinioni tra due personalità quali le vostre in questo difficile settore della cultura, dovrebbe essere messe a disposizione di tutti (credo)
Grazie
Saluti
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Certo: Carlos Alvarado ha detto che una personalità come de Martino meriterebbe di essere discussa anche in inglese [su qualche rivista di settore, immagino] e io gli ho risposto che negli ultimi anni sono usciti molti articoli sull’antropologo italiano, che hanno esaminato l’origine e l’evoluzione del suo pensiero. In internet si trovano ora anche note e ricordi di persone che l’hanno conosciuto direttamente. In ogni caso, c’è ancora molto da scavare, su de Martino, almeno per quanto riguarda i suoi interessi per la parapsicologia e il suo coinvolgimento nella politica.
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