È uscita nelle Edizioni Andrea Livi di Fermo una Trilogia Verdiana Marchigiana interamente dedicata alla riscoperta e all’analisi storica della “presenza” nelle Marche della musica di Giuseppe Verdi. Curata dall’appassionato verdiano Pietro Molini e dal musicologo Paolo Peretti, l’opera risulta di ampia portata e ricchissima di documenti e informazioni storiche finora completamente dimenticate e inedite.

Il primo volume discute in particolare della fortuna delle composizioni verdiane e dei rapporti che Giuseppe Verdi ebbe modo di intrattenere, nel corso della sua vita, con luoghi e personalità delle Marche. Il secondo consiste in un’esauriente carrellata biografica e critica dei Cantanti verdiani marchigiani dell’800. Il terzo è totalmente dedicato alla figura di Vincenzo Sassaroli, singolare compositore – marchigiano anche lui – nipote del più celebre Mercadante, che affiancò alla sua attività musicale un’intensa produzione critica e polemica, che gli procurò anche ironie e biasimo da parte degli ambienti della musica dei suoi giorni, ad esempio quando contestò pubblicamente il valore dell’Aida di Verdi e si offrì di riscriverla, qualora l’editore Ricordi avesse messo un palio una somma congrua per premiare l’opera migliore e più bella delle due.

All’interno di quest’ultimo volume, i cui capitoli sono scritti da autori differenti, è inserito un mio contributo relativo a un periodo di circa due anni in cui il compositore parve dedicarsi in misura considerevole a… fare il medium. Effettuava ad esempio sedute individuali durante le quali si manifestavano colpi nei muri, movimenti di tavolini o di altra mobilia del genere, “comunicazioni” con defunti, e così via. Prediceva il decorso di malattie o di procedimenti giudiziari. Guariva pazienti anche gravi attraverso espedienti “pseudo-spiritualistici” (preghiere, concentrazione, ipnosi…). Basandomi quasi esclusivamente su articoli apparsi all’epoca sugli Annali dello Spiritismo in Italia, ho delineato il corso di questo tratto della vita di Sassaroli, peraltro poco noto per quanto concerne i suoi impegni musicali, trovando anche una possibile spiegazione di alcuni di quei fenomeni “medianici” grazie a suggerimenti ricevuti da Paolo Peretti, uno dei curatori del volume (che tra l’altro mi ha chiesto di allargare la prospettiva della mia analisi per includere brevi notizie su Francesco Egidi, letterato marchigiano che si è occupato di Sassaroli in un opuscolo del 1951, riportato qui integralmente perché di fatto è un inedito: in origine era stato diffuso in meno di cento copie).

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