Se la parapsicologia possa essere considerata una scienza o se debba essere collocata tra le illusioni più meno dannose, è un dibattito che ha accompagnato tutta la storia di questa attività. I parapsicologi ovviamente dicono che la loro è un’impresa scientifica. I critici, altrettanto ovviamente, negano con fermezza questa eventualità. Ma chi ha ragione?
Ci aiuta forse a capirci qualcosa una recente pubblicazione di Christopher French, uno psicologo inglese che tiene al Goldsmiths College dell’Università di Londra una cattedra di “psicologia delle anomalie”, espressione che indica il “trattamento scettico” delle stesse materie di cui si occupano d’ordinario i parapsicologi, più altre cose che ora non ci interessano. French è autore di un capitolo incluso nel volume, fresco di stampa, Pseudoscience: The Cospiracy Against Science, ampia rassegna delle ragioni degli scettici (qui se ne possono vedere alcune pagine); e ha intitolato il suo scritto in una maniera un po’ particolare che in italiano si potrebbe tradurre con: “Sono giunto fino al punto d’arrivo e adesso sono (appena un po’) tornato indietro”.
In breve, lo psicologo traccia la sua storia personale, ricordando come sia partito da posizioni ampiamente favorevoli alla parapsicologia, trasformatesi in una ferma avversione a mano a mano che ha approfondito la materia e conosciuto alcuni validi critici. Una volta insediatosi stabilmente nel suo ruolo di ricercatore in proprio della materia, French si è però reso conto – dice – dei grossi limiti connessi alle posizioni degli scettici intransigenti (e lui si mette nel novero) e, per contro, delle sostanziali correttezza e abilità dei parapsicologi (beninteso i migliori, non tutti indistintamente), il che lo ha indotto a rivedere le sue sicurezze e a tornare appena un po’ sui suoi passi. Sintetizzando le argomentazioni avanzate contro l’attendibilità delle ricerche parapsicologiche e basandosi in larga misura su un controllo della letteratura specialistica effettuato qualche anno fa, French così argomenta i termini del dibattito.
Gli scettici dicono che i parapsicologi sopprimono o distorcono i dati a loro non favorevoli, ovvero che pubblicano solo i resoconti delle ricerche conclusesi con risultati positivi: ma un riscontro puntuale sulle pubblicazioni del settore dimostra che questo non è affatto vero.
Gli scettici dicono che i parapsicologi non sanno usare la statistica o la logica: eppure basta vedere i lavori sperimentali compiuti dai parapsicologi per accorgersi che sono ineccepibili, da quel punto di vista.
Gli scettici dicono che i parapsicologi non si comportano come veri scienziati, i quali sono sempre pronti a riconoscere i propri limiti e a cercare il modo per superarli; ma la verità è esattamente il contrario: circa il 30% delle pubblicazioni specialistiche dei parapsicologi discute proprio delle insufficienze di quell’attività di ricerca e di come le si possa aggirare, mentre la stessa consapevolezza si evidenzia nel 10% della letteratura di altre scienze e nell’1% delle pubblicazioni dei fisici.
Insomma, conclude French, se si conoscono i parapsicologi si finisce per dover ammettere la loro onestà e la loro competenza, mentre se si conoscono le pubblicazioni parapsicologiche ci si deve arrendere al fatto che rispondono al criterio principe della scienza: operare con un metodo valido per avvicinarsi progressivamente alla verità. Anche chi – come lo stesso French dice di se stesso – non è disposto a credere all’esistenza di “abilità paranormali” sarebbe dunque costretto a concludere che «la parapsicologia risponde alla maggior parte, se non proprio tutti, i criteri per essere vera scienza e non pseudoscienza». Un’ammissione importante, che certamente farà discutere.