Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di un orologio che si fermato mentre una persona in qualche modo associata ad esso, e spesso lontana, moriva o stava vivendo una grave crisi. O chi non ha mai raccontato, o sentito raccontare, di «quella volta che tutti abbiamo udito un colpo fragoroso provenire dalla stanza accanto e poi abbiamo saputo che proprio in quel momento moriva inaspettatamente Tizio o Caio». Insomma, storie che fanno pensare a straordinarie coincidenze tra piccoli fenomeni di natura fisica e circostanze di grande valenza emotiva riguardanti persone in vario modo connesse a quegli eventi: o perché proprietarie o legate alla storia degli oggetti coinvolti, o perché in rapporto con i testimoni diretti di quelle manifestazioni, o perché (in precedenza) residenti negli ambienti ove si producono gli effetti anomali, e così via.
A dispetto di quel che si potrebbe pensare a una prima valutazione di queste cose (cioè: se nessuno li tocca e in assenza di cause “ordinarie”, gli oggetti non si muovono, né si deformano o si rompono, né fanno rumore), in ogni indagine sulle anomalie che si presentano nella vita quotidiana si trova una quota piccola ma non insignificante di queste segnalazioni. Che non è possibile, né sarebbe giusto, accantonare con un’alzata di spalle, perché analizzandole con attenzione se ne possono evidenziare delle caratteristiche generali che indicano, da un lato, che non si tratta di storie inventate (almeno, nella maggior parte dei casi), e dall’altro che rispondono a delle “regolarità” analoghe a quelle evidenziate in altre categorie di fenomeni parapsicologici spontanei, come le “apparizioni” da crisi (al momento della morte), i sogni “telepatici” e così via. E mi riferisco a regolarità del tipo: esistono probabilità precise e non casuali sulla distanza che separa l’evento da chi lo testimonia; i casi più antichi si presentano esattamente come i più recenti, il che tende a escludere l’influenza di fattori culturali; nella coppia costituita da “percipiente degli eventi” e “persona con crisi”, la figura dominante è quasi sempre quest’ultima, e così via.
Grafico delle distanze tra la persona percipiente dell’evento anomalo e la posizione dell’oggetto coinvolto, per una numerosa collezione di casi di questo tipo
Ben poco tenute in considerazione dai grandi indirizzi della ricerca parapsicologica, queste manifestazioni hanno richiamato l’attenzione di vari esperti, ultimo dei quali è Bryan Williams, il parapsicologo americano già collaboratore e ora direttore della Psychical Research Foundation, un tempo guidata da William Roll e da sempre focalizzata soprattutto sui fenomeni fisici della parapsicologia. In un recente articolo divulgativo Williams ha riproposto i termini essenziali della questione, richiamando alcuni degli studi condotti finora e mostrando come l’aspetto fenomenico di questi casi si riproponga in maniera molto simile nei riscontri di vari autori.
Sebbene il suo testo possa costituire un buon punto di partenza per conoscere l’argomento, e va senz’altro consigliato a chi vuole avvicinarsi al tema, occorre precisare che propone informazioni parzialmente incomplete che non tengono conto di altri studi che hanno vagliato con estrema attenzione tutti i dati disponibili, delineando tra l’altro i punti fermi prima ricordati. Posso segnalare, a chi intende approfondire la questione, un interessante esame condotto da Carlos Alvarado sui casi di Bozzano, e alcuni miei lavori (qui, qui e qui) nei quali ho già discusso, in passato, la faccenda. Ovviamente, sarebbe interessante se qualcuno riprendesse lo studio.