È uscito poche settimane fa un altro volume, dopo quello di cui ho parlato di recente, che si pone l’obiettivo di tracciare un ritratto dell’avventura di una delle due o tre medium più famose di tutti i tempi: l’italiana Eusapia Palladino. È un volume che intende seguire tutta la parabola di quella donna nel campo della medianità, dai primi esordi giovanili, verso il 1871-72, alle prestazioni americane del 1909, ultimo atto pubblico e risonante di una vita “professionale” destinata a terminare davvero meno di dieci anni più tardi, nel maggio del 1918. Nata nel 1854, e dunque entrata nel mondo dello “spiritismo” molto giovane, Eusapia Palladino ne è uscita relativamente presto – attorno al 1912-13, epoca delle ultime sue sedute documentate – ma per attraversarlo completamente, dominarlo, diventarne una primadonna acclamata e contemporaneamente la più esecrata delle imbroglione, ha avuto 35 anni di tempo completamente occupati da sedute, viaggi, contrattazioni, richieste, polemiche, accuse, esaltazioni e impegni con studiosi della più diversa provenienza.
Francesco Paolo de Ceglia e Lorenzo Leporiere, i due autori di questo libro, hanno scelto di non seguire cronologicamente, se non a grandi linee, il lungo percorso effettuato da Eusapia Palladino e di non proporre una lunga (e inevitabilmente ripetitiva) descrizione delle sue imprese nelle varie sedi ove tenne sedute. Piuttosto, il loro intento è stato quello di focalizzare in un certo senso tematicamente l’attività di quella protagonista della ricerca psichica ottocentesca, puntando – e questa è una decisa originalità del libro – a rappresentarne più gli aspetti interiori, psicologici, che quelli manifesti che finivano sotto l’osservazione [si fa per dire] di chi assisteva alle sedute. Il testo cerca di scavare, rintracciare e ricostruire i pensieri di Eusapia Palladino, le sue sensazioni, i suoi sentimenti mentre veniva fatta oggetto di indagine da parte di spiritisti, semplici appassionati e validi esperti, e di mostrare quali potrebbero essere state le sue reazioni non solo ai benevoli atteggiamenti dei suoi sostenitori e benefattori, ma anche alle continue evidenze o insinuazioni di frode formulate nei suoi confronti.
Gran parte dei capitoli del libro hanno dunque al centro soltanto la donna e medium Eusapia, ed è come se tutto quel che avveniva attorno a lei fosse relegato in secondo piano: una soluzione stilistica che inizialmente può spiazzare il lettore, ma che a pensarci bene è l’unica in grado di valorizzare la primadonna di questa narrazione, senza relegarla al rango di “cavia da esperimento” nelle mani di curiosi, studiosi e scienziati. Gli ultimi tre capitoli dell’opera hanno invece altri focus, rispettivamente lo psichiatra Enrico Morselli, il fisiologo Filippo Bottazzi e l’americano Hereward Carrington, autori di programmi di studio sulle manifestazioni “eusapiane” ritenuti, in sede storica, importanti. Anche in questo caso la tecnica espressiva usata è la medesima riservata a Eusapia: non la proposta pedissequa di verbali di sedute o di estratti di documenti originali, ma una rielaborazione personale degli atteggiamenti e delle finalità perseguite da quegli studiosi.
Firmato “a quattro mani”, il volume in realtà si compone di capitoli redatti individualmente da ciascuno dei due autori, che molto onestamente non hanno cercato di nascondere o amalgamare le proprie specificità. Ognuno dei due ha scritto secondo il proprio stile, facilmente riconoscibile: in una prospettiva più attenta a un contesto allargato, de Ceglia; con una minuziosa adesione ai (preziosissimi) riferimenti bibliografici e ai documenti, Leporiere. In entrambi i casi il testo si presenta ricchissimo di notazioni importanti su pubblicazioni e materiali rimasti finora sconosciuti o comunque ignorati e trascurati. La lettura non ne è appesantita, grazie a richiami discreti alle note poste a fine capitolo, che possono molto interessare chi vorrà approfondire i dettagli della vicenda, ma che possono essere tranquillamente trascurati da chi intenda farsi soltanto un’idea generale su che cosa abbia significato la storia di questa medium nel corso di una ben definita epoca storica.
L’unico vero limite di quest’opera è invece l’ultimo capitolo, molto breve, nel quale i due autori riassumono il senso della loro impresa ed esplicitano di aver voluto descrivere con animo leggero e brioso, talora divertito, la storia di una donna verso cui provano una certa ammirazione (e fin qui tutto bene); ma affermano senza giri di parole di non voler dare risposta all’interrogativo più acuto riguardante Eusapia Palladino – qual era la natura dei suoi fenomeni? – lasciando quest’onere ad altri. Loro hanno voluto soltanto cercare «di comprendere perché e come in un dato momento nel nostro Paese la seduta spiritica potesse diventare un oggetto di scienza» e «di entrare almeno un po’ nella testa di rispettabilissimi uomini e donne del tempo disposti a credere» alla soprannaturalità di quelle manifestazioni. Un limite, questo della non-conclusione, che in realtà non ci si sarebbe aspettati da due storici: perché fa parte proprio del lavoro storico interpretare ciò che è stato studiato, dopo averlo sfrondato dalle sovrastrutture e dalle false opinioni, e aver rintracciato la concretezza dei fatti accaduti.
Probabilmente per dare una risposta sensata sull’origine delle abilità eusapiane occorrerebbe avere a disposizione un’apposita teoria su ciò che può essere vero o falso nelle sedute medianiche, e su ciò che può essere individuato o meno in quelle situazioni: strumento certamente più di filosofi, semiologi o epistemologi, che di storici. Tuttavia, poiché nel corso di tutto il volume, per proporre le attività della medium entrambi gli autori si sono serviti delle opinioni, oltre che dei dati, altrui, non sarebbe stato male se ci avessero proposto anche le loro conclusioni personali su questo punto. Una pecca che comunque non riduce né l’interesse né il valore di quest’opera, la cui lettura è certamente da raccomandare a chiunque si aggiri tra i meandri della storia della ricerca psichica in Italia e nel mondo.