Nel replicare a un commento, che tocca questioni importanti, appena arrivato da parte di Stefano al post sul poltergeist all’asilo, mi sono ritrovato a scrivere un testo troppo lungo per figurare come altro commento. Lo propongo dunque qui all’attenzione di tutti, qualora qualcuno voglia intervenire sullo stesso tema.
Questa dunque l’osservazione proposta: « È tutto molto affascinante, ma c’è un però: l’evento accade nel 2010, nel 2010 la tecnologia digitale è alla portata di tutti e a nessuno di loro viene in mente di riprendere? Date le circostanze vedo solo confirmation bias e suvvia lo sappiamo che in questi casi serve sempre almeno un illusionista per accertarsi che non ci siano trucchi.»
La mia replica: Grazie di questo commento, che mi dà l’opportunità di puntualizzare tre questioni. La prima è che esiste un accordo generalizzato, anche se non sempre espresso, tra gli studiosi seri nel considerare del tutto inaffidabili le videoriprese di asseriti effetti fisici anomali. La Rete è piena di videoclip che sembrerebbero comprovare movimenti inspiegabili tipo poltergeist come aperture o chiusure di porte o cassetti; movimenti di maniglie, lampadari, soprammobili e vasetti; inquietudine di cani gatti e altri animali; suoni esplosivi in ambienti silenziosi e deserti e così via. Ma un semplice video non dice nulla di quel che avviene nei dintorni e fuori campo, come movimenti di fili troppo sottili per essere distinguibili come una banale lenza da pesca, uso di magneti potenti, presenza di meccanismi temporizzati e nascosti, o altro; per cui in realtà (secondo me: giustamente) nessuno perde tempo ad analizzare videoregistrazioni della cui affidabilità non si può essere certi. Fossero state fatte anche in quell’asilo (anche superando problemi di privacy, difficoltà di inquadratura, costi di monitoraggio continuo da 24 ore per molti giorni, etc.), lei stesso, Stefano, che critica il ricorso a uno psicologo avrebbe ottimo gioco a dire che quelle scene non provano nulla. Quindi ci ritroveremmo nella stessa situazione di ora.
Seconda osservazione. La richiesta di far intervenire qualche “esperto” è venuta da persone adulte, insegnanti e genitori dei bambini dell’asilo, che erano infastidite da quel che accadeva nell’asilo. Quelle persone dunque volevano mettere fine ai “disturbi”, non cercare di confermare chissà quale pregiudizio loro o di altri. E bisogna notare che questo è ciò che accade nella maggior parte dei casi: quando si chiama un esorcista, un parapsicologo, uno psicologo o – più raramente – un fisico. È quando non si chiama nessuno che occorre maggiormente diffidare, se ritroviamo i protagonisti di quelle storie andarsene in giro a raccontare con fierezza di avere (avuto) un contatto con l’invisibile e cercare di convincere gli ascoltatori di un loro pregiudizio.
Terza considerazione: la sua ultima affermazione presuppone che, secondo lei, se le cause degli effetti “anomali” non vengono individuate da un illusionista, devono per forza essere “supernormali”. Questo però non è vero, sia perché le sentenze degli illusionisti non sono necessariamente affidabili (anche loro hanno opinioni e pregiudizi come chiunque, e dunque sono soggetti a essere condivisi o criticati; ognuno di loro conosce molti possibili trucchi, ma non quelli che possono essere stati ideati ex novo, etc.), sia perché le loro affermazioni vengono ritenute attendibili solo se confermano l’impiego di trucchi (e questo sì è un grave bias da parte degli altri); sia perché indipendentemente dai responsi degli illusionisti esistono altre spiegazioni del tutto ordinarie, e quindi non disturbanti, per gli apparenti effetti anomali del poltergeist: cioè che si tratti di comportamenti aberranti dovuti a una forma di psicopatologia. E non è un caso se alcuni dei principali trattati psichiatrici americani ed europei, compreso il DSM in una delle sue tante versioni, prevedono esplicitamente il poltergeist tra le patologie di competenza degli psichiatri.
Credo che considerazioni come queste confermino l’opportunità di non alzare le spalle di fronte a simili avvenimenti relegandoli al rango di pseudo-allucinazioni usate da ignoranti e bontemponi per portare avanti le loro idee balzane, o di pure invenzioni estive da parte di giornali con carenza di notizie. In questo blog cerco di sostenere l’importanza di un approccio serio e “scientifico” alle questioni dell'”occulto psichico”: ritengo che sottrarle affrettatamente dal tentativo di analizzarle con metodo sia decisamente non scientifico.
Un vivo plauso all’amico Massimo Biondi per la puntuale replica. Giuseppe Perfetto
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