Dr_Carlos_AlvaradoScrivo queste righe poche ore dopo aver appreso la morte di Carlos Alvarado e la sensazione più forte che avverto, oltre al dolore, è di smarrimento, di disorientamento. E ho l’impressione, leggendo qua e là in internet le reazioni di alcuni suoi conoscenti, che dev’essere la medesima sensazione provata da molti altri.

Ho conosciuto Carlos oltre quarant’anni fa, quando ho scoperto su una rivista internazionale la recensione (molto benevola) che di sua iniziativa aveva scritto sul mio primo libro. Abbiamo cominciato a scriverci a quell’epoca, quando le lettere tra l’America e l’Italia ci mettevano anche settimane per giungere a destinazione, e pochi anni dopo abbiamo continuato in maniera più facile e veloce servendoci della posta elettronica. Da una ventina d’anni quasi non è passata settimana che non ci siamo inviati un’email ogni tre o quattro giorni, anche se per tutto questo tempo ci siamo incontrati fisicamente non più di un paio di volte.

24 CarlosLa maggior parte delle nostre comunicazioni vertevano su questioni in vario modo legate ai nostri interessi e ai nostri studi in parapsicologia. Potevano essere scambi di notizie e di documenti, consigli o verifiche su un articolo in via di realizzazione, un commento o un’opinione su qualche autore o un nuovo interessato alle nostre tematiche, un giudizio su una pubblicazione appena uscita o il lavoro di un ricercatore. Talora gli ho chiesto un contributo, o l’autorizzazione a tradurre un suo scritto, per qualche rivista italiana. E quello che ho sempre trovato è stata una disponibilità totale e senza riserve, una grande generosità verso ogni forma di collaborazione. Mai un’esitazione, un rifiuto, una condizione posta per limitare o circoscrivere la possibilità di favorire qualcuno.

Un tratto tipico di ogni conversazione e di ogni suo messaggio era la serena accettazione di chiunque e di qualunque iniziativa animata da genuino interesse o passione per queste materie. Non ricordo una sola occasione in cui mi abbia inviato un commento negativo, contrariato o adirato; nemmeno quando era evidentemente deluso per qualcosa, perché si esprimeva sempre in maniera pacata e rispettosa verso tutti. Il massimo cui si è lasciato andare, qualche rara volta, era la constatazione che certi interessi altrui erano divergenti dai suoi, per cui era meglio che ciascuno prendesse autonomamente la propria strada. Tra le poche critiche che gli ho sentito fare, c’era la contrarietà verso tutto ciò che potesse ostacolare l’agevole circolazione delle conoscenze: prezzi di libri troppo alti, atteggiamenti di preclusione manifestati da chi detiene un potere decisionale o accademico, i pregiudizi, la scarsa attenzione alla correttezza dei lavori…

Ricevendo, in queste ore, i messaggi di cordoglio di amici e conoscenti, non solo italiani, constato che Carlos si è sempre dimostrato amichevole e collaborativo con tutti, compresi alcuni che l’avevano contattato occasionalmente e poche volte, a cui ha comunque fornito informazioni, materiali, consigli. Talvolta di questi contatti mi ha fatto cenno, ma senza dare mai segni di stanchezza o di fastidio. Apertura e sostegno ai nuovi venuti, aiuto per i loro studi, rapporto cordiale e alla pari, erano comportamenti che considerava ordinari e normali.

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Carlos con la moglie, e collaboratrice, Nancy Zingrone

La sua conoscenza della materia e delle persone che animano il campo della parapsicologia era straordinariamente ampia, al punto da diventare per chiunque un punto di riferimento costante, un modo per sciogliere dubbi, incertezze, o chiarire una conoscenza. Ciò era diventato tanto frequente e abituale, per me, che la sua mancanza dall’ambiente – che dura ormai da qualche mese, da quando cioè si sono manifestati i segni della sua malattia – mi colpisce ora come la perdita di una persona di famiglia sulla quale si ha la tranquilla sicurezza di poter contare, cui ci si può sempre rivolgere per chiarire punti oscuri o sapere dove andare.

Non ritengo di ripercorrere qui le linee della sua vita, fornire elenchi di pubblicazioni, ricordare le tappe della sua carriera, i riconoscimenti ottenuti: sono tutte notizie che già si possono trovare assai meglio organizzate di quanto saprei fare io (ad esempio qui e qui, in inglese, ma ben comprensibili in italiano mediante un qualunque traduttore automatico online). Con queste parole ho voluto soltanto richiamare un aspetto tipico della persona che non si può dedurre “a freddo” leggendo i suoi articoli o esaminando i suoi lavori, ma che si può conoscere e apprezzare solo mediante contatti diretti e spassionati. Io ho avuto la fortuna di aver conosciuto e conversato a lungo con Carlos Alvarado, e so di poter continuare a portare con me una simile esperienza. Anche se questo pensiero non attenua il dolore per la perdita di un riferimento importante, che so insostituibile.

Un pensiero riguardo “Un amico

  1. Condivido in pieno il dolore e lo smarrimento per tale perdita. Anche se avevo avuto con lui solo brevissimi contatti, apprezzavo molto gli articoli cui ho potuto accedere ed era per me un personaggio vivo e presente. Pier Luigi

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