Bernard Lewis. Wales Unknown Hero. Soldier, Spy, Monk: The Life of Henry Coombe-Tennant, Mc. of Neath. Edizioni Y Lolfa, Galles, 2021, £ 12,99.
Il volume è sostanzialmente una biografia di Henry Coombe-Tennant (1913–89), la cui famiglia visse a Cadoxton Lodge, non lontano da Neath, nel Galles, e ha creato Port Tennant a Swansea. E non sarebbe questa la sede più adatta per segnalare la storia di un “soldato, spia e monaco”, se non ci fosse un importante dettaglio nella vita di quell’uomo che lo rende a suo modo, e involontariamente, importante per la storia della ricerca psichica dei primi decenni del Novecento.
Nato nel 1913, dopo un’infanzia pressoché ordinaria Henry frequentò l’Eton College e ottenne una doppia laurea all’Università di Cambridge, prima di entrare, nel 1936, a far parte delle guardie gallesi, che erano lo stesso reggimento nel quale aveva servito il fratello maggiore Christopher, morto durante la prima guerra mondiale. Allo scoppio del secondo conflitto, sempre nello stesso corpo, venne assegnato alla prima linea e si ritrovò a combattere i nazisti in Olanda, nei pressi di Rotterdam. Mentre era lì gli fu assegnato un compito di alta responsabilità: dirigere le operazioni di un pugno di uomini per garantire la fuga in auto della regina Guglielmina dall’Aia al porto di Rotterdam, dove la donna si sarebbe imbarcata su un cacciatorpediniere della Royal Navy che l’avrebbe portata nel Regno Unito. Quasi nelle stesse ore un altro cacciatorpediniere riportava in Inghilterra Henry Coombe-Tennant e la sua squadra, ma la sua permanenza in patria sarebbe durata molto poco: alcuni giorni più tardi il militare venne inviato per nave a Boulogne per tornare in zona di guerra, ma fu presto catturato e relegato in una prigione. La carcerazione si sarebbe prolungata per due anni, per aver termine solo grazie a una clamorosa fuga attuata, per via sotterranea sotto il campo di prigionia, da un totale di una trentina di uomini. Quasi tutti persero la vita nel tentativo e in Gran Bretagna riuscirono a tornare soltanto in tre.
Tutt’altro che stanco di quella vita movimentata, Henry Coombe-Tennant lasciò allora la divisa delle guardie gallesi per unirsi allo Specials Operations Executive, un corpo specializzato in operazioni ardue e pericolose, per il quale nel 1944 fu paracadutato nella Francia occupata dai nazisti al fine di aiutare un gruppo della Resistenza: compito che portò a termine tanto brillantemente da guadagnarsi non solo una croce militare al merito da parte del re inglese, ma anche una Croce di Guerra che gli fu conferita dai francesi.
Terminato il conflitto mondiale prestò servizio, ancora come militare, prima in Palestina poi nella Germania occidentale e in Austria con le forze di occupazione alleate. Successivamente entrò nel servizio segreto inglese, l’IM6, che lo mandò in missione nel Medio Oriente e a Bagdad, da cui dopo pochi anni tornò stremato, fisicamente e psicologicamente. Fu allora che si compì la trasformazione più radicale della sua vita, con la conversione al cattolicesimo, la scelta dell’abito monacale e l’ingresso nel monastero benedettino di Downside Abbey, vicino Barth, dove sarebbe rimasto fino alla sua morte, nel 1989.
Avventurosa e movimentata che sia, questa vicenda biografica non avrebbe rilevanza per l’ambiente della ricerca psichica, specialmente inglese, se Henry non fosse stato il figlio di una nota suffragetta e attivista politica inglese di inizio Novecento, Winifred Coombe-Tennant, che nel mondo dell’alta società londinese si era ritagliata un ruolo anche come medium “a incorporazione” (parlava in trance come se attraverso di lei si manifestassero degli spiriti). Proprio per questa attività aveva avuto modo di conoscere molti componenti della famiglia Balfour, alcuni dei quali ricoprivano posizioni di primo piano nel Governo e nel Parlamento inglese, ed era stata l’amante segreta di uno di loro, Gerald, da cui aveva avuto il figlio Henry, battezzato con il solo cognome della madre. Sensi di colpa, ambizione di rivalsa, adesione alle tesi spiritiste sostenute da alcuni esponenti della Società di Ricerche Psichiche di Londra, speranza di riscatto, coinvolgimento nelle ricerche medianiche allora in voga, fecero sì che la donna si convincesse – e convincesse vari altri – che la sua gravidanza e la persona stessa di Henry fossero stati voluti dall’aldilà da alcuni dei primi ricercatori inglesi, uno dei quali l’avrebbe “fecondata spiritualmente” e un altro avrebbe manipolato il patrimonio genetico per rendere suo figlio una persona superiore. Frutto di tutto ciò, un’attesa spasmodica, sostenuta da una fede cieca, di mettere al mondo un nuovo Messia, che avrebbe dovuto prendere le redini del potere per instaurare sulla Terra un’era di pace e di felicità (ovvie le analogie con le linee biografiche della figura di Gesù).
Delirante che possa apparire oggi, l’idea di Winifred Coombe-Tennant fu sposata da molti contemporanei della medium, che continuarono per anni a condividere simili convinzioni sull’avvento del Messia-Henry. Una larga parte dell’esperienza delle corrispondenze incrociate (più medium inviavano messaggi frammentari a Londra, dove le comunicazioni venivano decifrate e interpretate nell’ottica di un “arrivo dall’aldilà”), che tenevano in quegli anni occupati i principali studiosi della Society for Psychical Research, fu considerata una conferma di quelle attese messianiche, il che dette origine da un lato a una serie di studi e pubblicazioni mantenute segrete, dall’altro a pressioni psicologiche molto forti sul giovane, che dovettero certamente condizionare in negativo il suo sviluppo psichico e i programmi della sua vita. Vestirsi dei panni di un “Salvatore” non era congeniale a Henry Coombe-Tennant, che infatti scelse di terminare la sua esistenza in maniera oscura e lontano da tutti coloro che avevano animato l’ambiente frequentato da sua madre: dai politici ai ricercatori psichici e ai riformatori sociali. Una vicenda di cui si è sospettato e mormorato per anni, che per la prima volta è stata riportata alla luce in tutti i suoi aspetti in questo libro, scritto da un cultore di storia locale della regione in cui nacque quell’enigmatica figura di soldato-spia-monaco.