A forza di ricordare e riesaminare i resoconti su Eusapia Palladino scritti da scienziati, medici e psichiatri, ci si è dimenticati che all’attività di quella medium si sono interessate, al suo tempo, anche personalità d’altro genere, come letterati, artisti, musicisti, giornalisti e politici – oltre a un buon numero di frequentatori dell’occulto aderenti a massoneria, sette magiche, spiritismo, teosofia ed esoterismo. A differenza degli esperti “scientifici”, questi altri osservatori non hanno prodotto rapporti rigorosi e fedeli del loro incontro con Eusapia, ma hanno per lo più rappresentato la trascendenza medianica secondo forme e toni tipici del proprio modo di esprimersi.
A fine Ottocento si è confrontato con la medium anche un artista francese che da una seduta medianica con lei rimase decisamente ispirato, tanto da scriverne un sonetto. Quell’artista era l’avvocato Octave Houdaille (1860-1939), anche letterato, librettista di opere musicali e scrittore, che a motivo della sua lunga amicizia con il fisiologo Charles Richet (due novelle del quale adattò per il teatro) fu invitato dall’amico ad assistere ad alcune sessioni della Palladino nel 1894 essendo suo ospite nell’isola Ribaud (all’epoca detta Roubaud), di fronte alla costa marsigliese. A seguito di questa esperienza Houdaille scrisse dei versi che nel gennaio del 1902 furono riprodotti su un singolare quindicinale dedicato al “meraviglioso”, L’Echo du Merveilleux. Li ripropongo qui sotto, in originale e in traduzione mia.
Une séance d’occultisme à l’Ile Roubaud
Comme décor une île étrange et solitaire.
En face la mer bleue, à l’horizon la nuit,
Et la lune filtrant à travers le réduit
Où flotte autour de nous une ombre – et le mystère…
C’est l’heure où l’au delà s’incarne sur la terre.
Des invisibles mains; un feu follet qui luit,
L’étrange sarabande où la matière suit
Aveuglement la loi d’un être planétaire.
Pauvres ceux dont la vue, anémique flambeau,
Reste figée au sol et s’arrête au tombeau!
Nous qui visons plus haut, atteindrons-nous la cible
Mobile, vierge encore sous nos traits maladroits?
Quand pourrons-nous jeter le pont sur l’Invisible
Qui frôle nostre oreille et glisse entre nos doigts?
Una seduta di occultismo all’Isola Roubaud
Per sfondo un isolotto solitario, strano.
Di fronte il mare blu. La notte ad un dipresso,
La luna manda raggi, fiochi, nel recesso
Dove ondeggia tra noi un’ombra… e l’arcano.
È l’ora in cui l’oltre in carne è convertito.
Mani invisibili; una fiammella splende,
S’agita materia, che ciecamente prende
Gli ordini dettati da un Potere infinito.
Son poveri coloro il cui anemico sguardo
Resta incollato al suolo e si ferma alla tomba!
Noi che guardiam più su, miriamo ad un traguardo
Tuttora intatto, su in cima a una salita.
Porremo mai le mani sull’Invisibile
Che sfiora l’orecchio, ma scorre tra le dita?