copertinaFrançois Perrault fu una persona, a detta di un suo biografo, “semplice e degna”, che trascorse un’esistenza modesta, non segnata da gesti o eventi clamorosi. Sacerdote calvinista come suo nonno e suo padre, ricevette fin da giovane la responsabilità di alcune chiese della sua religione e per tutta la vita provvide ad adempiere con zelo a quel compito, non trascurando ma anzi curando con accortezza la sua famiglia e i suoi figli.

Nato nel 1577 nel cantone di Collonges, nel distretto di Gex, sul confine orientale della Francia centrale, proveniva da una famiglia con alcuni quarti di nobiltà, ma aderendo ai dettami della fede calvinista cui per primo si era convertito suo nonno si rifiutò sempre di evidenziare quell’aspetto o di apporre il titolo al suo nome. Cresciuto tra Cossonay e Berna, in Svizzera, dove aveva completato i suoi studi, aveva iniziato la sua “carriera evangelica” a ventisei anni a Buxy, non lontano dal suo paese natale, dove si era sposato, aveva avuto tre figli ed era rimasto fino al 1611, quando era stato chiamato nella più grande e popolosa città di Mascon, o Mâcon. Qui si era fermato per una decina d’anni, sposandosi una seconda volta e mettendo al mondo altri cinque figli, soltanto l’ultimo dei quali gli avrebbe dato dei discendenti. Successivamente, per i doveri della sua carica dovette stabilirsi altrove. Morì nel luglio del 1657, all’età di 80 anni.

Nel 1653 si trovò implicato in una contesa con dei possidenti che volevano impedirgli di acquisire vari beni immobili a lui spettanti in eredità dopo la morte di un prozio. Più che per sé, François Perrault si ostinava a pretendere ciò che gli era dovuto per salvaguardare gli interessi dei suoi figli, tra i quali effettivamente avrebbe diviso quelle proprietà, ma i suoi contendenti oltre ad avanzare un’insussistente opposizione legale a un certo punto misero in giro la voce che quel sacerdote era indegno dell’eredità perché intratteneva rapporti con il diavolo, o quanto meno li aveva avuti in passato. Quelle insinuazioni facevano riferimento a una vecchia storia prodottasi per circa tre mesi nella casa di Perrault a Mascon concernente una pretesa manifestazione diabolica e, poiché all’epoca era stata testimoniata da diversi concittadini, sembrava ora costituire una “prova” di pratiche stregonesche in grado di mettere in pessima luce il sacerdote. Il quale allora, non sopportando le prepotenze e tanto meno le calunnie dei suoi avversari, afferrò – come si dice – carta e penna, ritirò fuori gli appunti presi all’epoca dei fatti e redasse un testo dettagliato e completo di tutto quanto era accaduto quarant’anni prima, per chiarire per sempre l’accaduto (aggiungendo al resoconto dei fatti una dissertazione dottrinale sulla figura del demonio).

L'Antidémon_de_Mascon_ou_la_[...]Perrault_François_bpt6k1518172z_9 (1)In effetti il racconto della vicenda di Mascon consiste, in larga parte, di un’evidente (per chi l’ha descritta) manifestazione diabolica occorsa all’interno delle mura domestiche, che fu contrassegnata da fenomeni fisici di ogni tipo e da comunicazioni verbali e dialoghi con i presenti nella casa, primo dei quali François Perrault stesso. Da principio si trattò di situazioni strane rimaste incomprese (“qualcosa” di invisibile tirava da una parte le coperte dei letti, faceva resistenza all’apertura delle porte, gettava a terra il vasellame della cucina); poi seguirono molte conversazioni “stranissime e stupefacenti” tra Perrault e una voce indeterminata; infine ci furono altri fenomeni inconsulti, come dispetti e fastidi alla persona e alle cose di una cameriera, nodi stretti a corde e stringhe di stivali, disordini nelle stanze con materassi, lenzuola e cuscini gettati per terra, rumori e colpi roboanti, lancio di scarpe e libri, e molto altro del genere, anche all’esterno della casa. Perfino il cavallo nella stalla fu vittima di quella furia, perché gli vennero annodati i crini e la coda, e una volta gli fu posta la sella al contrario. “Posso dire in buona coscienza, che, per tutto il tempo che il demone ha infestato la casa, Dio non gli ha permesso di danneggiare con le sue azioni né le nostre persone né la benché minima parte dei miei beni”, valutò in ultimo François Perrault, che rendeva grazie al suo Dio di tutti quegli scampati pericoli: ai quali si era opposto come poteva, cioè con le sue buone intenzioni e una disposizione d’animo fieramente avversa al demonio, tanto da giustificare l’appellativo di antidemone che si era concesso e che utilizzò come titolo dell’opera.

Giunta all’occhio di chi di dovere, all’epoca del contenzioso per l’eredità, la relazione del caso era stata poi messa da parte, finché la notizia di quel testo attraversò la Manica e giunse a un trentenne Robert Boyle, già eminente fisico e chimico, che ne rimase talmente interessato da promuoverne la traduzione inglese e poi la pubblicazione nella sua terra, realizzando da quel momento un classico del suo genere, più volte rieditato.

Sono dovuti passare oltre tre secoli e mezzo, invece, perché l’Antidemone di Mascon (ora con il titolo focalizzato sul Demone) apparisse anche in lingua italiana; merito che va ascritto alla casa editrice Golem Libri di Roberto de Angelis, che ci propone ora questa interessante lettura (acquistabile qui). Ovviamente, per il lettore di oggi tutta la vicenda assume una coloritura ben diversa da quella “diabolica” conferitale da chi l’ha descritta inizialmente, prendendo a preferenza l’identità di un tipico caso di poltergeist: materialistico, laico, psico-logico, giocato tutto entro i limiti di questo mondo. Va segnalato tuttavia che il nucleo centrale della storia conserva un’aria antica, con quel “demone” che conversa con le persone della casa, che anticipa le sue intenzioni e annuncia con indifferenza che a un certo punto smetterà di parlare. Sono tutti elementi ormai talmente assenti o estranei ad avvenimenti di questo genere che, se pure ce li trovassimo tra le mani in un episodio analogo a quello di Mascon, probabilmente tenderemmo a non badarci, o non prenderlo in considerazione. E non è detto che questa sia la cosa più giusta da fare.

IMG_20201118_0001